giovedì 4 dicembre 2008

Sospiri


Una mano, la tua.
Una bocca, la mia.
Il mio sesso umido.
Il tuo sesso prepotente.
Due destini che si incontrano, forse per un giorno.
Un lago sotto la pioggia e i nostri sospiri.
Sospiri che diventano gemiti e frasi appena pronunciate.
I miei no che sono sì.
I tuoi sì che mi infiammano.
I ventri fremono.
E le anime, e la carne.
Esplodo su di te.
Esplodi su di me.
Ci baciamo.
E restiamo ad ascoltarci, ancora.

dall'harem Gala

venerdì 2 maggio 2008

il portone


Sei giovane, un fanciullo.Forse un uomo per altre, per me un fanciullo. Il tuo sguardo è ingenuo, e provocatorio. Mi sfidi. Le lame che affili, credendo di rendere taglienti, sono per me morbida creta. Ho vissuto molti anni più di te, conosco come si danza. Ma sono intenerita e sorprendetemente attratta. Attratta da quelle labbra infantili, da quelle mani nervose, che non sai dove poggiare, da quei piccoli sbuffi di impazienza che ti accendono gli occhi. Occhi neri, cupi sul volto d' angelo. Vuoi un caffè? E sia. Il caffè diventa per te un'ingenua bibita, al bancone del bar, dove io sorseggio, invece, il mio, vero, senza zucchero. Pagherei per te, le mamme pagano, ma tu sei un gentiluomo e ci tieni a tirare fuori il portafogli, mentre ti dirigi verso la cassa. Siamo fuori, io devo andare, tu mi trattieni, con una mano stretta sul braccio. Non vuoi che vada via, vuoi un pegno, forse un anticipo, forse solo un ricordo. Penso un attimo e decido di regalartelo quel desiderio. Camminando, entrambi scorgiamo un vecchio palazzo ed un portone. Uno sguardo di intesa e siamo dentro. Una finestra aperta occhieggia davanti a noi. Ti attiro a me: un bacio. Impaziente il tuo, calmo il mio. Prendi la mia mano, la stringi e la porti sui tuoi pantaloni, lì, a farmela sentire tutta, la tua impazienza prepotente. Mi sussurri "ecco cosa mi fai". La mia mano si muove, a saggiare il tuo desiderio. Una carezza, un ultimo bacio, la tua mano stringe il mio seno.Vado via. Mi chiami, uscendo " ci rivedremo?" Ti guardo, ti sorrido "non so, vedremo".
Dall'harem, Gala

intenso come un caffè

Ho giocato con i tuoi occhi ed ogni tuo sguardo ed ogni mia capacità di sostenerlo mi spingeva ad assaporare pensieri lussuriosi. Potrei contarli i nostri sguardi, non sono molti ma li ricordo tutti. A causa loro io mi avvicinavo a te, carnalmente, immaginando. Immaginavo il tuo corpo, il colore della tua pelle, le sensazioni che avrei provato nel vederti nudo davanti a me, ad essere nuda di fronte a te. Immaginavo. Questa sarà una lunga notte e l’adrenalina è nell’aria. L’ufficio è un formicaio di uomini e donne che sfrecciano nervosi. Un tocco, un altro tocco, sembra un picchiettarsi l’anima. Un caffè, perché no, fermando tutto. Uscire insieme, per la prima volta. Le scale fatte in fretta, le braccia che si cercano sfiorandosi. Fuori il cielo è un azzurro che porta oscurità. I passi sono veloci e non escono parole dalle nostre bocche, ma sono aperte, aspettano. Il bar è oltre il marciapiede. Il tuo copro arriva improvviso ma il cuore che pulsava mi aveva avvertito. Non arriveremo mai a quel caffè. Sono nelle tue braccia, già dentro alla tua bocca. Sbatto addosso ad un muro, ti sento finalmente addosso a me. E’ quasi violenza il desiderio che proviamo. Voglio dirtelo e sguscio via mettendo te contro un muro. Le nostre lingue, le miei mani sotto la tua giacca, le tue, forti, sopra i miei seni. Rotoliamo lungo il muro, una nicchia decide di essere complice. Sento il tuo sesso duro, sento il mio sciogliersi. Sento il tuo alito, ovunque. La tua bocca che rapisce lembi della mia pelle. Stringo i tuoi capelli, mi nascondo addosso a te, le tue mani scivolano sulle mie cosce, poi si fanno ardite e si insinuano oltre. Abbasso la lampo ed afferro il tuo sesso. Ti sento entrare. In piedi, contro un muro e la paura che qualcuno riconosca qualcosa di noi. Ma è un raptus ed è ingovernabile. Vorrei vederti nudo ma ora conosco l’intimità della tua pelle ed il piacere porta via ogni altro pensiero.
Sharazad

giovedì 1 maggio 2008

respiro

In questo luogo riservato respiro ciò di cui avevo bisogno. Il calore intimo delle donne.
L'avevo immaginato un luogo così. Avevo sperato che esistesse ancora. Non voglio arrendermi all'idea che le donne abbiano perso la loro complicità, schiacciate dalla rivalità di corpi finti e di anime mascherate. Siamo capaci di ben altro. Dialogare sottovoce, confidandoci segreti e passioni, libere e certe che l'altra capirà, perché il nostro cammino è comune e si tramanda nella nostra memoria. E' la storia di noi donne. Ed è bello sapere che qui, tra cuscini ed essenze, tutto questo riprenderà vita ed io potrò entrare, spogliarmi di tutte le fastidiose armature e, sorseggiando un tè, fermare il mondo mentre un caleidoscopio di emozioni scriverà i nostri racconti.
Grazie dell'invito.
Sharazad

sabato 26 aprile 2008

sì, amiche

Cara Pietra, averti qui è una gioia. Posso offrirti una tazza di tè?
Riconosco nelle tue parole alcune delle mie verità.
Anche a me capita di “vivere altrove”. E debbo continuamente riacciuffarmi, per rimettermi in riga. Ma dalla riga...fuoriesco continuamente!
Non ce la farò mai a dirmi “Tu sei perfetta”, lo so. Ma ho imparato a dirmi: “Tu sei così, vogliti bene anche se non sei perfetta”.
Spero che tornerai spesso nel nostro luogo sicuro. Adesso è anche tuo.
Ti abbraccio, mia nuova amica. Zahra

martedì 22 aprile 2008

Amiche

Care amiche mie,
entro in questo posto segreto e meraviglioso e mi ritrovo a casa.
Ho bisogno di questa sensazione di sicurezza e calore che il vostro blog, attraverso le vostre parole, riesce a donarmi. Sono fragile si sa e ogni giorno, cerco di convincermi che questa apparente debolezza in realtà possa essere la mia forza più grande... a volte ci riesco altre volte meno.
Ho capito che la crociata che ho sempre portato avanti contro me stessa è insensata e mi distrugge lentamente, così provo poco alla volta, ad accettare ogni sensazione più profonda e intima anche se spaventosa.
Ho sempre amato una poesia di Pascoli in particolare: l'Aquilone. La poesia si apre con queste parole:

C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico:
io vivo altrove, e sento che sono intorno nate le viole.
A volte la vita è anche questo, una contrapposizione continua tra l'interno e l'esterno, una sensazione intima che va a scontrarsi con il mondo che ci circonda.
Tutto sta nell'accettare di essere diversi e unici nel bene e nel male e nell'evitare di cambiarsi, alla ricerca di chissà quale ideale. Voglio conoscermi piuttosto e guardandomi nello specchio riuscirmi a dire: tu sei così e sei perfetta.
Care amiche mie, l'amicizia per me è come questo quadro di Klimt: un contatto profondo fra anime diverse, a cui è data la possibilità di confrontarsi, specchiarsi, fondersi e differenziarsi, con la speranza che quando ci si sentirà nudi e impauriti ci sarà sempre a fianco una persona speciale, disposta a non giudicarti e a tenerti per mano.
Un bacio alle mie due splendide fanciulle.
Pietra

domenica 6 aprile 2008

mani


E' notte. Sono sola, di fronte a questo schermo. Sola come la mia carne che chiede nuove mani: mani diverse, mani da scoprire, mani da consumare.Da consumare e poi gettare, dimenticare. Sono ancora pochi gli anni che mi restano per tutto questo, voglio che siano miei.Il vino buono, corposo, vellutato, che scende in gola come nettare,è quello che mi dà la voglia e la volontà di scriverti queste parole. Il corpo di sempre, quello che mi appartiene, è lì, che giace e mi aspetta. Lo prenderò,per diritto e dovere.Lo prenderò con amore e rassegnazione e per consuetudine. Dove sei carne che mi fa urlare? Dove siete mani che mi fanno fremere?
Buona notte amica mia, dormi sonni sereni, senza chiodi ed uncini. Non voglio trasmetterti i miei di questa notte.
Dall'harem, Gala

in fase di decollo
















Mia cara amica, dimentica provvisoriamente uncini e chiodi. Ho iniziato la risalita e laggiù in fondo ho lasciato smog e impurità.
Sto bene con me e, naturalmente, con il pensiero di te. Zahra

venerdì 28 marzo 2008

incandescenza


Mia cara amica, ti riconosco nelle tue parole. Da dove ti scrivo vedo un muro dove il sole non arriva. Quel muro, amica mia, ho sempre voluto varcare.
Volevo arrivare al sole, alla incandescenza di una passione capace di oscurare tutto il resto. Ma questa passione, forse, esiste solo in me. Gli uomini che ho incontrato hanno soprattutto amato il mio amore. Non escludo che amassero anche me, ma era soprattutto la forza spavalda del mio amore che li conquistava. Del resto questa loro debolezza l'ho anche usata. Ne ricordo uno, molto più giovane di me, divenuto facile preda perché preso da ammirazione per l'intensità con cui io mi accostavo al sentimento d'amore. E, figurati: Io non lo amavo!
Ma non ho rimorso alcuno. Forse, anzi, dovrebbe essermi grato. Ho recitato, per lui, una delle mie migliori interpretazioni.
Spero a presto. Sento che i pianeti stanno riprendendo la loro posizione naturale.
Presto sarò in grado di scriverti di nuovo e di raccontarti, infine, la prima o l'ultima delle storie che compongono la mia vita.
dall'harem, la tua amica Zahra

le parole che volano


Amica mia,
le tue parole, trasportate dal vento, sono arrivate a me. Il cuore è il miglior viatico: le raccolgo e le faccio mie, le assorbo, le vivo. Sono stata donna dolente: ho lasciato che l'amore mi lusingasse, mi catturasse, mi avvolgesse, mi trasportasse, per poi ridurmi fantasma. Non un uncino ho strappato dal mio cuore, ma mille chiodi amari che lo avevano reso piaga aperta. Volevo più di un amore, non essendo paga di quello di sempre. Di quello sicuro, vero, sincero e buono. Volevo volare. Ed ho volato. Poi sono scesa a terra, volutamente, e rovinosamente. Mi sono rialzata. Zoppicavo. Ora cammino, sempre più sicura. Non escludo nuove emozioni, non voglio privarmene. Ma l'amore che fa male, quello, lo lascio ad altri. Ti racconterò di altre passioni, quando il tuo animo sarà più sereno. Te le racconterò tutte, se vorrai. E tu mi dirai delle tue.
Siamo anime gemelle, beviamo alla stessa coppa.
Dall'harem, Gala

prima lettera a labbra nude



Mia cara amica,
come un soffio d'aria fresca mi è arrivato il pensiero di te e ho deciso di scriverti. Ti raggiungerà questa mia lettera?
Non so dove sei, con chi sei, cosa fai. Ma so che, se le mie labbra saranno nude, le mie parole ti raggiungeranno.
Oggi ho strappato un piccolo uncino dal mio cuore. Sta sanguinando, ma non importa. Andava fatto. Un uomo immateriale è peggio di un bicchiere vuoto. Io avevo sete.
Dall'harem, la tua amica Zahra